L'ALLERGIA parte prima
 

   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
     
     
   
 

Quanti di noi sono allergici? Circa 1/4 dei ragazzi del nostro corso, cioè circa il 25 %, sono allergici a qualcosa. Le allergie sono un fenomeno, oggi, largamente diffuso, soprattutto nei paesi civilizzati. In un articolo di Focus, di qualche mese fa, viene attribuita la causa di queste allergie, proprio all'eccessiva civilizzazione, nonché all'inquinamento.


Accanto a ciò, però, è probabile anche un'altra cosa: noi oggi abbiamo un sistema immunitario profondamente diverso da quello dei nostri nonni.
Noi siamo stati vaccinati verso cose contro cui i nostri nonni non lo sono stati, per il semplice motivo per cui all'epoca non esistevano ancora i vaccini; quindi, ci sono state risparmiate una serie di malattie, e il nostro sistema immunitario, non ha avuto a che fare con certi antigeni.
Oggi, noi veniamo vaccinati con una serie di vaccini che il più delle volte sono proteine ricombinanti, o comunque vengono elaborati in vitro, quindi, di un microrganismo intero, noi ne vediamo solo una piccola parte, e facciamo una risposta anticorpale, supponiamo, contro 10 epitopi soltanto, del microrganismo originale.
Il problema è che, in questo modo, noi non vediamo tutti gli altri antigeni per i quali il nostro sistema immunitario è stato accecato.
Se cioè i miei linfociti T non vengono spinti a riconoscere certi antigeni, hanno un ampio margine, per riconoscerne degli altri.
Il sistema immunitario ha sostanzialmente , una soglia costante minima di attivazione, sotto la quale non funziona, e che deve essere il più possibile mantenuta da agenti patogeni.
Se noi togliamo una serie di potenziali stimoli, dobbiamo necessariamente TROVARNE degli altri. Questi "altri", non sono altro che agenti, i quali, nella maggior parte della popolazione non inducono alcun danno, mentre in un buon 25% mettono in moto queste risposte allergiche che recano così danno all'organismo.
Questa spiegazione, un po' filosofica , darebbe ragione della preponderante insorgenza delle allergie nel nostro paese, rispetto ai paesi del Terzo Mondo, dove i linfociti T hanno ben altri antigeni a cui pensare che non evocare risposte di tipo allergico.
Nel 1923 Coca e Cooke hanno identificato una serie di patologie, definite ATOPICHE, perché colpivano sedi particolari dell'organismo, e in alcuni casi erano perfino senza sede. In seguito furono identificate numerose molecole anticorpali, alle quali furono dati più nomi:

  1. Cutesensibilizzanti
  2. Omocitotropici
  3. Reagine

All'epoca venivano fatti studi abbastanza "superficiali", per capire se tali reazioni erano trasferibili da un individuo all'altro , tramite siero.
Un esperimento curioso fu quello fatto da PRAUSNITZ e KUNSTER.
Prausnitz era allergico al brodo di pesce, e quando assumeva tale brodo, diventava gonfio e rosso.
Per capire se questo carattere era un carattere trasferibile, cioè se c'era qualcosa presente nel sangue, che trasferiva la sensibilità al brodo di pesce, si fece un prelievo del siero di Prausnitz, e lo si iniettò a Kunster, per via sottocutanea.
In seguito si è somministrato brodo di pesce, anche a Kunster, e , laddove era stato iniettato il siero, si era formato un ponfo di notevoli dimensioni.
Nel siero, dunque, erano presenti sostanze che, trasferite da un soggetto all'altro, trasferivano la sensibilità ad un agente, che, nella maggior parte delle persone non creavano nessun effetto.
Questa è stata la prima dimostrazione del trasferimento delle reazioni allergiche.
Si era infatti, capito che nel siero erano presenti molecole solubili, responsabili di reazioni di questo tipo.
Oggi queste reazioni di trasferimento da un soggetto all'altro, non sono ritenute eticamente, né legalmente praticabili.
Tali sostanze sono state definite CUTESENSIBILIZZANTI , perché il siero iniettato sottocute a Kunster, aveva provocato la formazione di un ponfo , dovuto all'abbondante presenza di IgE. Poi, sono state definite OMOCITOTROPICHE, perché è stato visto come cellule presenti nel siero, erano in grado di legarsi a cellule dello stesso soggetto, e nel caso in questione le cellule alle quali si legavano erano le mastcellule.
Infine, furono dette REAGINE, perché davano una risposta di tipo immediato, molto rapida.
Nel 1966, in Giappone, sono state identificate le cellule responsabili di queste reazioni, ovvero gli anticorpi di tipo IgE; contemporaneamente , le stesse molecole, erano state identificate in Svezia, e definite come Ig-MD.
É rimasto però in uso il primo termine coniato per identificare tali molecole, ovvero, IgE.

Cominciamo a vedere più da vicino come si scatena un'allergia.
Innanzitutto cominciamo a vedere quali sono i protagonisti di questi processi.
Sappiamo che esistono delle molecole dette allergeni: per allergene si intende una molecola, che evoca una risposta immunitaria del tutto innocua, nella maggior parte della popolazione. Qualunque molecola, può costituire un allergene:
pollini, polvere, acari, graminacee, fragole, pomodori ( panna: fa parte del grande capitolo delle pseudo-allergie, ovvero delle intolleranze; tali intolleranze sono dovute alla mancanza di qualche enzima: ci sono infatti, enzimi deputati alla digestione del latte, che, se mancano, bloccano l'assorbimento dell'alimento a livello del galattosio).
Altri possibili allergeni sono stati identificati in alcuni componenti della plastica, o nel talco, o in certi olii.
Per quanto riguarda questi allergeni, ci sono alcune caratteristiche importanti.
Noi consideremo gli allergeni di tipo respiratorio, cioè quelli che vengono inalati.
Le caratteristiche che dunque, un allergene deve avere sono:

  1. Devono essere PROTEINE, altrimenti non evocano la risposta mediata dai linfociti B.
  2. Devono essere presenti a BASSE DOSI, perché antigeni presenti a basse dosi evocano prevalentemente una risposta da parte dei linfociti Th2.
  3. Devono avere BASSO PESO MOLECOLARE , perché le particelle inalate, devono essere sciolte nel muco, in quanto, se rimangono intrappolate, perché troppo grosse, scapperebbero fuori.
  4. Devono essere SOLUBILI e facilmente eluibili dal muco in cui si sciolgono, quindi devono facilmente venire a contatto con le cellule che le raccolgono.
  5. Devono essere STABILI : immaginiamo una pianta che produca una certa sostanza; tale sostanza dovrà transitare nell'aria, 2\3 giorni prima di essere respirata.
    Durante questo periodo di transito nell'ambiente, dunque, la molecola dovrà mantenere integra la sua struttura, altrimenti perderebbe la sua funzione.
  6. Deve contenere PEPTIDI che legano soprattutto MHC di classe II.

É stato calcolato che un individuo respira circa 1 mgr\L di pollini al mese, che nonostante sia una dose bassissima, è quanto basta per creare problemi enormi.
É stato poi, confermato un legame fra ereditarietà e allergie.
A cosa è legato questo fatto?
Non è ancora del tutto chiaro, però ci sono particolari associazioni tra alleli HLA, e una risposta di tipo IgE.
Cosa significa?
Supponiamo che tutti gli individui presenti in aula respirino lo stesso polline: la maggior parte degli individui produrrà IgG, mentre una considerevole minoranza produrrà IgE.
Tutto ciò non è legato all'allergene, che dall'individuo normale non è visto come allergene, ma come antigene.
Nell'individuo allergico invece, è visto come allergene, e stimola produzione di IgE.
Tutto questo deriva dal fatto che tali individui hanno ereditato aplotipi HLA particolarmente sfavorevoli.
Infatti, ci sono alcuni tipi di allergeni, tra cui i pollini, che hanno particolari epitopi, che si legano a particolari aplotipi di HLA.
Ciò significa che, individui che hanno , ad esempio, DR2 nel loro HLA, riconoscono un certo antigene presente nel polline che ha un peso molecolare di circa 5.000 .
Viceversa, coloro che hanno DR5 nel loro HLA, riconoscono un antigene diverso dello stesso polline, ma con un peso molecolare di 11.500.
Quindi, possiamo dire, che c'è un'associazione importante tra l'assetto genetico, cioè un determinato aplotipo HLA, e il riconoscimento di un determinato epitopo di un certo antigene, che in questo caso, dunque, si comporta da allergene.
La stessa cosa vale per altre molecole, tra cui il fieno, per cui ci sono epitopi con peso molecolare diverso, in soggetti che hanno un aplotipo caratterizzato da DR3, e che, riconoscendo questi antigeni, danno una risposta mediata da IgE.
Per quanto riguarda gli acari, non è che un individuo è allergico all'acaro, perché le sue dimensioni sarebbero troppo grosse per consentire una risposta immunitaria contro l'acaro stesso; quando però, esso produce escrementi, o si decompone, le particelle che si depositano sul corpo, provocano lo spargimento di questi allergeni.
Vediamo ora, quali sono i principali allergeni responsabili di patologie:

  1. Pollini:
    • a. Graminacee
    • b. Orticacee
    • c. Oleacee
    • d. Piante ad alto fusto
  2. Acari delle polveri
  3. Micofiti
  4. Altri inalanti
  5. Derivati epidermici di animali
  6. Allergene alimentari:
    • a. Pomodoro
    • b. Uovo
    • c. Proteine del latte
    • d. Nocciola
    • e. Fagiolo
    • f. Pisello
    • g. Merluzzo
    • h. Veleno d'insetti
    • i. Farmaci.
Fine prima parte............... continua

a cura di Giada Zecchi



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